sabato 24 novembre 2012

Grazie ad un siciliano il mondo parla a telefono


Il sognatore, nell’immaginario, è uno con la testa sulle nuvole che insegue mete impossibili, estraneo alla realtà che lo circonda. Una famiglia siciliana, del pari, è  una piccola comunità impenetrabile, i cui componenti  – ci sappiano fare o meno, abbiano la coscienza a posto o no – vengono prima di ogni altro al mondo.  Questi stereotipi attraversano il tempo, le mode, le innovazioni senza essere scalfiti. Eppure basterebbe uscire dal seminato  – le fazioni politiche, le istituzioni malandate, i personaggi pubblici, la cronaca faticosa di ogni giorno -  e guardare più in profondità per scoprire che la realtà è un’altra.
Luigi Greca, 70 anni, imprenditore di Gela è l’uomo che con la sua azienda permette a mezzo mondo di usare il telefono. “Chi ha un sogno – afferma – non si ferma davanti a niente, alla fine ha ragione di ogni avversità. E’ il più forte, il più abile, il migliore…”. Luigi Greca ha realizzato la fabbrica del futuro a Gela: la sua azienda è divenuta leader mondiale nel settore della progettazione e commercializzazione di gruppi elettrogeni e sistemi di energia elettrica.  La famiglia di Greca è il brain trust, il team gestionale, la risorsa più importante dell’azienda. La moglie di Luigi Greca gestisce il settore della finanza, la figlia il marketing, il figlio maggiore le relazioni internazionali (a Londra), il genero la produzione e le innovazioni.  “Io faccio il tappa-buchi”, avverte, celiando, Luigi Greca.
Un miracolo? Se è così, non sarebbe il solo. L’azienda che ha conquistato il mondo, infatti, fabbrica i suoi sofisticati prodotti a Gela, dove un centinaio di uomini e donne si sono guadagnati la fama di migliori del mondo nel settore delle Telecomunicazioni per l’alimentazione dei siti remoti. Di che si tratta è presto spiegato. Per permettere ai telefoni di funzionare ci vogliono le antenne, che hanno bisogno di essere  alimentate con l’energia elettrica. Tutto questo è abbastanza semplice da ottenere nelle nostre città, popolate e ben servite di impianti elettrici, ma è tremendamente difficile nelle località impervie e desertiche oppure nelle circostanze più difficili, come i teatri di guerra.
Più complicato è il lavoro da fare, più preciso e sofisticato il prodotto richiesto, migliore è la performance dell’Ascot, l’azienda di Luigi Greca. In Sudan l’Ascot ha piazzato seimila gruppi elettrogeni, in Arabia Saudita 4000, in Kenia 10.000, in Ghana, Filippine, Indonesia altre migliaia. Questa rete di gruppi elettrogeni, che consumano meno energia di ogni altro sistema e durano più a lungo, sono telecontrollati da Gela. Altro miracolo? Nient’affatto: il golden team di Luigi Greca è nelle condizioni di vigilare, controllare, rimettere in sesto, “vedere”, 24 ore al giorno, ogni singolo impianto e intervenire nel giro di qualche minuto in caso di necessità. Il minore consumo di carburante, inoltre, e l’autonomia degli impianti, fanno la differenza, permettendo risparmi per milioni di dollari.
Nei teatri di guerra, più perigliosi e difficili, il golden team arriva dove nessun altro può arrivare, servendosi degli uomini e delle donne più affidabili.  “Ho ascottizzato tutti, dai membri della mia famiglia ai miei collaboratori”, spiega il sognatore. “Abbiamo dovuto fare di necessità virtù, e questo ci ha aiutato: fossimo nati a Milano, avremmo potuto affidarci a strutture e competenze presenti nella capitale lombarda, invece abbiano dovuto fare tutto in casa. Una scommessa, vinta”.
Ora Luigi Greca si è messo in testa di “contagiare” i ragazzi. Lui, la moglie e qualche altro membro della famiglia, si recano nelle scuole di Gela per testimoniare che “niente è impossibile, l’importante è crederci”.
“Quando arrivo in una classe, generalmente nelle ultime ore di lezioni, trovo dapprima ragazzi stanchi e distratti”, riferisce compiaciuto Luigi Greca, “Poi però l’attenzione cresce. Quando suona la campanella dell’uscita restano seduti…”.
Gli chiediamo se si senta un filantropo? “No, sono semplicemente un uomo che sente il dovere di trasferire ad altri la sua passione, il suo sogno. La mia è solo una filosofia di vita, non ho il diritto di tenere per me ciò che mi è capitato. La buona sorte non c’entra, quel che conta è il sogno…”.
La vita straordinaria di un uomo normale? “Incontri con uomini straordinari di un uomo normale, piuttosto”,  ci corregge Luigi Greca. “Enrico Mattei su tutti, avevo 19 anni quando lo incontrai a Gela. Una persona semplice ma di grande fascino. L’ascoltai come fosse l’oracolo, ma mi parlava come si può parlare ad un amico. Indimenticabile. Sono entrato nell’Eni– cui devo molto – ho avuto incarichi di responsabilità anche all’estero, ma inseguivo un sogno che mi era stato trasmesso da un altro personaggio eccezionale, l’ingegnere Leanza, che aveva trascorso metà della sua vita in Africa”.  Mal d’Africa? “No, il bisogno di realizzare qualcosa d’importante laddove non c’era niente”.
La vita di Luigi Greca è segnata da alcun episodi “straordinari”, ma non essenziali. Ascoltando il suo racconto si ha la sensazione che fosse capitato altro, “il sogno” l’avrebbe stato realizzato ugualmente. Grazie alla tenacia ed allo spirito d’impresa.
Luigi Greca è andato in Congo per l’Eni, portando con sé la famiglia, senza farsi spaventare dai mercenarie le i conflitti che insanguinavano il Paese. Dopo avere lavorato in mezzo mondo, ha lasciato la società, e, con moglie e figli, per tre anni ha visitato le nazioni emergenti, dal Vietnam al Sud Africa per capire che cosa sarebbe successo da lì a pochi anni nei mercati internazioni e ciò di cui i paesi emergenti avevano bisogno. Invece che affidare a qualcuno una ricerca di mercato, ha viaggiato,osservato e studiato. Sono stati gli anni più importanti. “Un investimento oneroso, ma essenziale, grazie al quale siamo diventati quel che siamo”.
 “In Sudan”, ricorda Luigi Greca, “abbiamo costruito 26  centrali elettriche che pompano acqua dal Nilo e creano nuovi fiumi per 50 chilometri, dando acqua gli agricoltori produttori di canna da zucchero”. Noi sappiamo chi saranno i nostri clienti fra cinque anni, perché sappiamo ciò che servirà”
Tutto questo, tuttavia, con “il sogno” non c’entra. Ci vuole competenza, diligente organizzazione del lavoro, attitudine all’innovazione, abilità nel marketing, ottime relazioni internazionali, intelligenti investimenti finanziari. Ma guai a contraddirlo. Luigi Greca crede nel suo sogno. E finora la realtà gli ha dato ragione.
(nella foto Michele e Luigi Greca)greca-250x2002

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